“Questo è un omaggio al Brasile, a Niemeyer che ha disegnato questo auditorium e a Pelè che ieri ci ha lasciati”. Sono state queste le parole di Fiorella Mannoia salendo sul palco per l’attesissimo concerto organizzato dalla Fondazione Ravello in occasione delle festività natalizie. È stata una serata di omaggi e ricordi quella che ha entusiasmato la platea della Città della Musica, gremita in ogni ordine di posto. Dopo un applauditissimo assolo al piano di Danilo Rea, la Mannoia ha voluto iniziare il concerto proprio con quel Oh che sarà di Chico Buarque, brano che negli anni ’90, inaugurò la fortunata collaborazione tra lei e il pianista vicentino. “Ci siamo resi conto di avere un’intesa incredibile – ha confermato Rea – e quando c’è fiducia e libertà tra due artisti sul palco si riesce a trasmettere appieno questa grande sinergia al pubblico”. Il perché di un progetto del genere è stato svelato dalla stessa Mannoia dopo l’interpretazione di Come si cambia e C’è tempo di Ivano Fossati: “Dopo anni di grandi spazi, di grandi produzioni, avevamo bisogno di intimità e di cantare le canzoni che avremmo sempre voluto cantare”. La scaletta, definita solo dopo le prove del pomeriggio, ha regalato al pubblico di Ravello un lungo viaggio emozionale nella musica del grande cantautorato italiano e non solo: da La Cura di Battiato a Quizas di Osvaldo Farrés, da Messico e nuvole e Via con me di Paolo Conte a E penso a te e Insieme di Battisti, passando per una struggente interpretazione di Sally di Vasco e di Sempre per sempre di De Gregori. Non potevano mancare alcuni dei brani più iconici della Mannoia come Che sia benedetta, Quelle che le donne non dicono e i Dubbi dell’Amore. Nei bis, ben 5, un sentito omaggio a Pino Daniele con Sulo pe’ parlà e Terra mia. “Non potevo andare via da questa terra senza un omaggio al mio amico Pino” le parole una Fiorella Mannoia in grande forma abbracciata da applausi calorosi a scena aperta e da una meritata standing ovation finale. (ph Vincent Ruocco, Raffaele Fierro)