Ravello, approdo di nomi illustri, crocevia di storia


Richard Wagner,
Villa Rufolo

Richard Wagner giunse a Ravello, a dorso di un mulo, in compagnia della famiglia e del pittore Paul von Joukowsky, conosciuto qualche mese prima nella Villa d’Angri a Napoli.
Il Maestro di Lipsia, alla vista di Palazzo Rufolo – delineato da fiori esotici e cortine medievali – in un momento di vera e propria estasi trovò l’ispirazione per l’ambientazione del quadro scenico del II atto del Parsifal, subito abbozzato dal pittore russo.
Lo stesso giorno, Wagner lasciò nell’albo della Pensione Palumbo il suo autografo, a perenne ricordo di quella giornata memorabile: “Die Klingsor Zaubergarten ist gefunden – Il Magico Giardino di Klingsor è trovato, 26 maggio 1880″.


Sir Francis Nevile Reid,
Piazza Duomo

Sir Francis Nevile Reid visita per la prima volta Ravello a venticinque anni, nel 1851. Rapito dalla potenza intatta del piccolo borgo e dell’ambiente, acquista dai marchesi d’Afflitto la villa Rufolo abbandonata da secoli. È l’atto di nascita moderno di una dimora che, grazie alla passione e alla generosità di Reid, si affermerà rapidamente come baricentro culturale della costa d’Amalfi, meta di pellegrinaggio del Grand Tour nella stagione romantica.


David Herbert Lawrence,
Via San Francesco

A Ravello, David Herbert Lawrence, scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore inglese, considerato tra le figure più emblematiche del XX secolo, soggiornò più volte tra il 1926 e il 1937 scrivendo qui numerosi capitoli del suo capolavoro: “L’amante di lady Chatterley”.

 


Beat the devil,
Viale Wagner

Beat the devil (Il tesoro dell’Africa) è un film di produzioni inglese girato nel 1953 tra Ravello ed il Kenya. La sceneggiatura fu scritta a quattro mani da John Huston assieme allo scrittore Truman Capote e basata sul romanzo omonimo del critico britannico Claud Cockburn (scritto sotto lo pseudonimo di James Helvick). Il cast stellare, riunito a Ravello annoverava, Humphrey Bogart, Jennifer Jones, Gina Lollobrigida e Peter Lorre nonché il fotografo Robert Capa.

 


Andrè Gide e Edward M. Forest,
Via dell’Episcopio

Ravello è più vicina al cielo di quanto non sia lontana dalla riva del mare“. Così André Gide raccontava questo luogo magico della Costiera Amalfitana. A Ravello, nel 1902, lo scrittore parigino ambientò il suo romanzo “L’Immoraliste”. A Ravello Gide scopre che esiste “l’infinito”, che l’uomo continua qui a vivere in un tempo archetipico, circolare, realizzando un poetico e vagheggiato rapporto simbiotico con la natura. Osserva, respira gli umori, si imbeve dei paesaggi, prende appunti, pensa.
La storia, il destino, o chi per lui, ha deciso che proprio nella casa che ospitò il parigino premio Nobel per la letteratura, Edward M. Fosterambienti il racconto “The Story of Panic”, nel 1928, testo che alterna una scrittura in bilico tra brivido, motivi fantastici, e toni elegiaci. Così scriveva: “Ravello è un posto delizioso con un delizioso, piccolo hotel dove incontrammo persone piene di charme. Io, che prima e dopo di allora mi sono spostato per ammirare più dun bello scenario di natura, ne ho trovati tuttavia pochi che mi piacessero altrettanto”.


Vittorio Emanuele III,
Villa Episcopio

Il re Vittorio Emanuele III, il 12 aprile 1944 da Villa Episcopio, pubblicava il suo l’ultimo proclama, con la decisione finale e irrevocabile di ritirarsi a vita privata e di nominare suo figlio Umberto luogotenente. Nomina che si avrà con la liberazione di Roma, ma che aprirà la strada alla formazione del Governo di Unità Nazionale. Il 24 aprile, sempre a Villa Episcopio, allora conosciuta come Villa di Sangro, il giuramento del primo Governo di unità nazionale.


Greta Garbo e Leopold Stokowski,
Villa Cimbrone

Villa Cimbrone fu la residenza di Lord Grinthorpe Ernest William Beckett, è il luogo dell’immaginario per viaggiatori stranieri e dove i Duchi di Kent amavano consumare il rito pomeridiano del the. Un panorama d’immenso e di eterno che rapì Greta Garbo e Leopold Stokowski: tra queste mura conobbero “ore di segreta felicità“. Ricordando quei giorni di passione, la Garbo annotava: “Ogni notte pareva sciogliersi in nulla… dal balcone vedevo Amalfi, il mare, il cielo, le case bianche senza tempo. Leopoldo mi teneva la mano, ma qualcosa di più forte, più forte di me stessa, mi stringeva la gola, mi tormentava le vene, qualche cosa che non posso spiegare. Penso proprio che l’amore sia il più grande mistero dell’umanità“.


Maurits Cornelis Escher, Viale Wagner

Escher nella primavera del 1923 si trasferì in Costiera Amalfitana, soggiornando più volte a Ravello, spronato dai suggestivi racconti di un’anziana signora danese incontrata in Toscana nel suo primo viaggio in Italia. Escher rimase letteralmente folgorato dalla suadente plasticità della luce del Mezzogiorno e, soprattutto, dalla commistione di elementi romani, greci e saraceni presenti nelle architetture di Ravello, Atrani e Amalfi. Il soggiorno ravellese fu per Escher proficuo non solo dal punto di vista artistico, ma anche sentimentale: il 31 marzo 1923, infatti, il pittore incontrò all’Hotel Toro di Ravello Jetta Umiker, il futuro amore della sua vita.